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“piattaforme”: politiche, di partecipazione e software.


18 Maggio, 2013 by fiorella
Posted in Online Deliberation, Tecnologie, e-democracy, e-participation | 1 Comment »

Dopo molto parlare e scrivere negli ultimi mesi di rete, democrazia, partecipazione, alla rincorsa della cronaca, con analisi spesso superficiali, e più domande che risposte, o almeno contribute utili a elaborarle, la settimana che si sta chiudendo ha visto due notizie che fanno sperare  che si possa iniziare a discutere e lavorare in modo più approfondito su temi la cui complessità non permette semplificazioni (altrimenti non si fa molta strada).

 

La prima notizia è la pubblicazione da parte del Servizio Informatica del Senato, in collaborazione con la Fondazione <ahref dello studio “I media civici in ambito parlamentare: strumenti disponibili e possibili scenari d’uso“. Verrà presentato a Roma il prossimo martdi 28 maggio, nell’ambito di Forum PA, nel convegno  Democrazia continua. Le tecnologie per la politica ampliano i confini della democrazia rappresentativa ed aprono nuove opportunità di partecipazione democratica”. Pur avendo indirettamente contributo al rapporto, avendo svolto una relazione presso il Servizio Informatica del Senato lo scorso febbario (le slide sono in allegato al rapporto), non bo ancora avuto modo di leggerlo per intero. Ma si coglie già ad una prima “sfogliata” che si tratta di uno sforzo significativo per affrontare un tema complesso e delicato (come ha già osservato Arturo Di Corinto su LaRepubblica.it)

La seconda notizia è l’iniziativa di Stefano Boeri e Renato Soru presentata ieri sera a Milano al circolo Arci-Bellezza in un incontro su Rete, Politica, Partecipazione


“Dove è la notizia? dove è la novità?”, si chiedeva qualcuno alla fine dell’incontro. Non è una delle tante iniziative che si susseguono in questo periodo in area PD?

Per me (informatica che dal 1994, son quasi 20 anni, lavora sul fronte dell’e-participation e e-democracy) la (grande) novità è che questa volta la progettazione di una piattaforma online è presentata come un elemento costitutivo e imprescindibile della proposta politica. E questo ovviamente grazie al fatto che nella “strana coppia” di amici che la propone, uno dei due – Renato Soru – ha la rete, potremmo dire metaforicamente, nel DNA. E non si limita ad enunciare un principio, ma lo mette in atto con una sua proposta, il sito Sardegna Democratica, già operativo da un po’ di tempo. Esperienza che, insieme alla sua esperienza politica di governatore della Sardegna, lo porta a riflettere  molto concretamente su quali strumenti (tools software con specifiche feature)  sono necessari per abilitare la partecipazione politica di militanti ed elettori e poter vincere le elezioni (questo l’obiettivo insistentemente ripetuto da Soru). Questa concretizzazione è assolutamente originale, altri l’hanno intuita (ad esempio Marco Revelli nel suo recente libro  Finale di partito e Fabrizio Barca nel suo recente “manifesto” Un partito nuovo per un buon governo),  ma senza gli strumenti concettuali per precisarla.

 

Ma ieri sera è anche emerso il rischio che l’originalità e innovatività della proposta non vengano comprese se non si distinguono con chiarezza i tre livelli che essa contiene e che ruotano intorno ad un termine: “piattaforma”.

 

C’è infatti una piattaforma politica: un’idea della società, del partito, di come incidere nella crisi. Questa si confronta con altre ipotesi sul campo, ad esempio (citata di striscio ieri sera) quella avanzata da Fabrizio Barca. Non è mio mestiere affrontare questo livello, ma è mio mestiere chiarire che Boeri e Soru pensano che la loro piattaforma politica non possa prescindere dalla creazione di piattaforme (o spazi) di partecipazione (in senso lato) online. Si tratta di spazi online (o “isole nella rete” per dirla con Bruce Sterling e Howard Rheingold)  costruiti per favorire processi di partecipazione  con un  inevitabile intreccio tra online e offline. Infatti fanno spesso riferimento, più o meno esplicito, ad un territorio, dove l’intreccio online/offline è immediato. Qui gli esempi sono infiniti, ma per restare a quelli recenti, alcuni citati ieri sera: è una piattaforma di partecipazione Sardegna Democratica,; lo sono quella promossa da Umberto Ambrosoli per raccogliere dei cittadini per articolare il suo programma elettorale e quella che Fondazione RCM gestisce da anni “intorno” a Milano (partecipaMi) in un rapporto “autonomo” con le istituzioni cittadine. E’ una piattaforma di partecipazione non legata a un territorio il blog di Beppe Grillo mentre sono legati a specifici luoghi i vari “meet-up” del MoVimento 5 Stelle. Sono tutte aperte ai cittadini qualunque, ma diverse nella “ownership” (cioè, chi le promuove e gestisce):  quelle appena citate sono tutte promosse da un soggetto politico, tranne partecipaMi  promossa da un soggetto terzo “neutro” dalla politica che vuole offrire uno spazio di dialogo e confronto aperto a tutti, cittadini di tutti i “colori” e istituzioni (con i problemi che questo comporta). Una piattaforma di partecipazione promossa da una istituzione è ad esempio quella del Comune di Udine. Di conseguenza è diverso ciò che in ciascun caso è possibile e lecito fare: c’è  un “patto partecipativo” (purtroppo lasciato di solito implicito), e delle regole (idem)  che ne garantiscono (più o meno efficacemente) l’applicazione in modo più o meno democratico (in primis, permettendo a tutti di esprimersi con un ragionevole dispendio di tempo e risorse). C’è cioè una struttura sociale che si costruisce in rete e si intreccia con quella  fisica. Chi definisce questa struttura sociale? chi realizza  la piattaforma di partecipazione sulla base delle indicazioni del promotore (l’ “owner”). Con quali strumenti la costruisce?

 

Qui entrano in gioco le piattaforme software, che sono insiemi di strumenti software (più o meno) integrati che permettono di svolgere le attività rilevanti per chi vuole partecipare: sottoporre una idea, commentarla, votarla; segnalare un evento; fare una video-chat; condividere documenti; etc.  Le piattaforme di partecipazione sono realizzate (“powered”) da diverse piattaforme software. Sardegna Democratica è basata sulla piattaforma sw realizzata da Soru, che ieri sera ha annunciato di volerla potenziare per rendere sempre più facile la realizzazione e gestione di piattaforme di partecipazione; e questo fa parte integrante della piattaforma politica sua e di Stefano Boeri che ha detto di voler costruire una piattaforma di partecipazione per Milano, auspicando la collaborazione con quelle che già esistono. partecipaMi è realizzata con la piattaforma software open-source openDCN al cui sviluppo Laboratorio di Informatica Civica e  Fondazione RCM lavorano da anni. LiquidFeedback è una piattaforma open-source di deliberazione online su proposte raccolte dagli iscritti (alla piattaforma, che possono essere iscritti a un partito/movimento o cittadini generici a seconda delle scelte di disegno della struttura sociale che si sono fatte). Altre piattaforme software sono elencate nel rapporto del Servizio Informatica del Senato sopra citato.
E’ bene sottolineare quindi che  con la stessa piattaforma software si possono realizzare ambienti di partecipazione in rete diversi sulla base delle diverse scelte di configurazione degli strumenti e di progettazione della struttura sociale. Ma è al tempo stesso vero che alcuni elementi/caratteristiche sono “embedded” (inglobati) nel software: il caso più evidente (ma non l’unico) è che tutte le piattaforme di deliberazione online includono un meccanismo di  scelta di preferenza tra varie alternative, cioè, in ultima istanza, un meccanismo di voto. Le modalità di voto (SI/NO, scelta multipla, cumulativa, vari tipi di ordinamento, tra cui quello “di Schultze” incluso in LiquidFeedback) e le proprietà del voto (unicità, segretezza, verificabilità, etc) diventano quindi caratteristiche del software, ed è per questo che è bene che il software per gli ambienti di partecipazione sia software aperto.

 

Proprio per questa ragione è importante creare occasioni di confronto di queste piattaforme software: nessuna è oggi completa e adeguata all’insieme delle esigenze di processi democratici partecipativi. Credo che nessun soggetto possa pensare di riuscirci da solo. Bisogna sviluppare il software con consapevolezza (possibilmente con qualche “modello” in mente) e sperimentarlo sul campo con altrettanta consapevolezza e attenzione perché si tratta di esperimenti in “real-life”. Analizzare i risultati, capire cosa funziona e cosa no, mettere a punto, riprovarci. Servono le competenze di varie discipline (informatica, scienza politica, sociologia, giurisprudenza) e l’esperienza di chi le prova sul campo (cittadini, politici, ma anche amministratori di sistema su cui spesso si scaricano grosse responsabilità).

 

Anche se sono passate alcune decadi  da quando si è cominciato a lavorarci, siamo ancora all’inizio. La buona notizia di questi ultimi tempi è che  to “tsunami” Grillo ha – finalmente – fatto capire che nel XXI secolo la politica non può prescindere dalla rete. La buona notizia di questi giorni è che si è fatto un passo avanti: la proposta di una piattaforma politica non può prescindere dalla accurata e consapevole progettazione di una piattaforma in partecipazione che ha bisogno di avvalersi di  una appropriata piattaforma software.

 

– fiorella

 

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